Dagli orologi sul polsino alla passione della vela
le abitudini, le passioni e le manie di Gianni Agnelli
TORINO – “Don’t forget you are Agnelli”, non dimenticate che siete degli Agnelli: così diceva Miss Parker, la governante inglese, ai sei rampolli della grande famiglia torinese, quando volevano giocare con i bambini i cui genitori non erano ricevuti in casa. Nell’Italia degli anni Venti, all’alba del fascismo, i piccoli eredi del più grande impero industriale italiano venivano allevati all’insegna del più rigoroso british style e vestivano sempre alla marinara: blu d’inverno, bianco e blu a mezza stagione e bianca in estate.
Con gli anni, però, l’Avvocato avrebbe comunque modificato quello stile eccessivamente severo imposto dal rango per invertarsene uno tutto suo, destinato a fare il giro del mondo attraverso gli articoli di giornali prestigiosi, da “Newsweek” e “Time”, e ad essere imitato da intere generazioni.
L’orologio sul polsino della camicia, la cravatta fuori del pullover, le scarpe sportive sotto il completo di grisaglia. L’Avvocato le regole le ha violate tutte. E in tanti lo hanno seguito. E’ stato lui per primo a portare in Italia dall’America le camicie con il colletto botton down della Brooks Brothers.
Bello, ricco, amante dello sport, dell’azzardo, della discesa precipitosa sugli sci, desiderato dalle donne, protagonista delle cronache mondane degi anni cinquanta con Errol Flynn, Porfirio Rubirosa, l’Aga Khan, Ranieri di Monaco, è stato il John Kennedy d’Italia. Un simbolo. L’icona di tutto ciò che si può sognare. “Mettigli un elmo in testa, mettilo a cavallo. Ha la faccia del re”, diceva di lui Federico Fellini.
E’ per questo che le sue cravatte larghe, come le portava il duca di Windsor, che lui ha imitato senza però mai confessarlo, sono diventate un must. E così i suoi completi grigi, le giacche di principe di Galles, confezionate da Caraceni, e le Tods sotto l’abito elegante.
Ha fatto scuola anche con la sua passione per la vela. Di barche ne ha avute di ogni genere, dalle piccole sei metri alla celebre Extra Beat, di oltre 35 metri. E anche in questo in molti lo hanno rincorso.
Abitudinario, si alzava sempre molto presto la mattina, poco dopo le sei. E cominciava la giornata con una colazione leggera, fette biscottate, marmellata, tè, e dopo ginnastica, massaggi e lettura dei quotidiani, italiani e stranieri.
Leggendarie le sue telefonate al mattino presto. Si racconta che puntuale alle 6,30 chiamasse il direttore della Stampa per chiedere quali fossero le novità. Aveva a casa due centralinisti a disposizione che lo collegavano rapidamente con chiunque volesse.
Come un principe, non maneggiava mai denaro e viaggiava senza bagagli. A fargli trovare tutto ciò che gli occorreva e che desiderava ci pensava Brunetto, il maggiordomo. Sobrio a tavola, a carne, aragoste, caviale, preferiva o gli spaghetti o la minestra in brodo, ricotta o prosciutto. Adorava il salmone fresco e si concedeva sempre con piacere un bicchiere di vino. Quello che preferiva era il Chianti rosso. Fumava qualche sigaretta al giorno, le sue preferite Camel e Chesterfield.
E qualunque cosa al mondo succedesse, non si negava un breve riposo pomeridiano. Non usciva con piacere la sera. E puntualissimo tornava a casa per le 20, in tempo per vedere il telegiornale. Uno stile davvero molto personale.
http://www.repubblica.it/online/economia/luttoagnelli/stile/stile.html (24 gennaio 2003)