INVIATO SPECIALE di Andrea Bertuzzi

Whisky dopo il tramonto di Luca Liquori

INTERVISTA CON LUCA LIGUORI , CHE HA RACCOLTO NEL LIBRO ” WHISKY DOPO IL TRAMONTO ” MEZZO SECOLO DI VITA PROFESSIONALE E UMANA COME STORICO GIORNALISTA DELLA RAI

 

«CARO ANDREA, SEI PRONTO A SCRIVERE L’INTERVISTA DEL SECOLO?». Così ha esordito Luca Liguori, quando gli ho annunciato che ci saremmo incontrati per parlare del suo nuovo libro. L’ironia e l’umiltà di questo storico inviato della Rai, che ha intervistato i personaggi più importanti del secolo scorso, sullo sfondo di guerre, colpi di Stato, sbarchi lunari, imprese olimpioniche, premi Oscar mi ha conquistato dal primo incontro. Ora posso ripercorrere con lui 50 anni di storia, e lo potrete fare anche voi leggendo Whisky dopo il tramonto, un libro «della memoria», che racchiude mezzo secolo di vita professionale e umana. «Un messaggio per le nuove generazioni di giornalisti affinché perseguano l’amore vero per questa professione».
Domanda. Luca, nella tua carriera hai collezionato moltissimi primati. Come sei riuscito a realizzare la prima intervista esclusiva a un papa?
Risposta. Nel 1979 ero assieme ad altri colleghi in volo con Giovanni Paolo II verso il Messico, durante uno dei suoi primi viaggi pastorali. Era notte, si erano addormentati tutti, quando vidi il segretario del pontefice fare capolino da una tenda. Gli chiesi se potevo salutarlo. Rimasi solo una decina di minuti con lui, ma sono stati un secolo di esperienza. Penso di non aver mai provato una spinta a commuovermi come in quei pochi momenti in sua compagnia. Da quel colloquio scrissi Un papa dal volto umano con Aldo Biscardi, la prima biografia di Giovanni Paolo II, che prima di salutarmi mi disse: «Mi piacerebbe parlare l’italiano come lei!». Io non esitai a propormi come insegnante, naturalmente a titolo gratuito. E tutti e due ci lasciammo andare a una grassa risata.

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Con Giovanni Paolo II in viaggio verso il Messico (1979)

 

R. Nella mente avevo pensato a un discorso aulico, poi quando Neil Armstrong alle 4 del mattino poggiò il piede sulla Luna riuscii a dire soltanto: «Ha toccato… ha toccato… ha toccato!». Eppure, quelle mie parole sono state ripetute a ogni commemorazione sullo sbarco. Un inviato non deve nascondere le sue emozioni, bisogna parlare con la gente e non alla gente. Me lo insegnò Ruggero Orlando, il mio grande maestro.
D. Come sei riuscito a intervistare Indira Gandhi?
R. Fu un grande scoop, che fece infuriare Oriana Fallaci. Nel 1971 mi trovavo a Nuova Delhi per il conflitto indo-pakistano. Tutti i giornalisti volevano intervistarla. Comprai due dozzine di rose scarlatte e gliele feci recapitare scrivendo: «Al primo ministro indiano con la stima di un giornalista italiano, alla donna indiana con l’ammirazione di un uomo italiano, Luca Liguori, Imperial Hotel, stanza 314». Poco dopo, mi dissero che la signora aveva piacere di ospitarmi per una cena frugale, a cui seguì un’intervista che la Rai vendette alle tv di tutto il mondo.
D. Madre Teresa di Calcutta e Oriana Fallaci: due donne molto diverse tra loro che hai conosciuto bene. Che cosa avevano in comune?
R. Entrambe animate da un fuoco sacro. Madre Teresa raccoglieva i lebbrosi dal ciglio delle strade. Li portava nel suo istituto della carità, moribondi, li faceva lavare, e nell’ultimo istante di vita li accarezzava. Mi diceva: «Regalo loro un sorriso, è quello di un angelo». Oriana aveva lo stesso fuoco per la professione. Assorta davanti ai nomi sbiaditi su vecchie lapidi nel cimitero della Cayenne nella Guyana francese, una volta mi confidò: «Quanto pagherei per conoscere la storia di ognuno!».

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Con Indira Gandhi (1971 )

D. Si dice che tu abbia un conto in sospeso con tutti i cani del mondo…
R. Li amo, ma loro non amano me. In Pakistan, mentre stavo per baciare la mano alla moglie del console, fui attaccato da un dobermann che agganciò i miei tendini facendomi svenire. Al mio risveglio in ospedale, la signora esclamò: «È la prima volta che un gentiluomo mi bacia la mano e cade ai miei piedi!». Prima di intervistare Winston Churchill in Costa Azzurra, invece, fui sbattuto a terra dal suo cane, grosso quanto un leone, che fece scempio della mia elegante divisa. Avvisato dello spiacevole inconveniente, Churchill si scusò dicendo: «Questo è un cane stupido, non sa che la guerra tra Italia e Inghilterra è finita!».
D. Ci sarà un Whisky che avresti voluto degustare, ma non ci sei mai riuscito?
R. Con John Fitzgerald Kennedy. Però non ho rimpianti. Quando guardo il mio album di foto mi assale un po’ di nostalgia, ma dura pochissimo. E ripensando al grande Flaiano mi dico: «Coraggio Luca, il meglio è passato!».

 

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A casa di Sophia Lorena a los Angeles (1972)

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Con Paolo Cavallina negli studi radiofonici Rai di via Asiago, durante il programma ” Chiamate Roma 3131 “

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Liquori intervista Pelé a Roma (1972)


Di Andrea Bertuzzi

Da Arbiter 148 (luglio 2015)