Franz Botré Nel tempo di un sogno

"Monsieur", la rivista dell'uomo extravagante - copertina n.131 Febbraio 2014

Siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni e nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra breve vita…». Tutto vero, soprattutto oggigiorno. La gente dorme! Sembra assopita, drogata, addormentata in un sonno cerebrale. Non vede, non parla, non sente, non reagisce, ma soprattutto non sogna. Iniziava con quelle parole, recitate da Prospero, legittimo Duca di Milano, la prima scena del quarto atto de La Tempesta di William Shakespeare. Sin da giovane sono sempre stato affascinato dai grandi sognatori. Grande razza, in via d’estinzione. Uomini integri, che conservano in sé una misteriosa forza che permette loro di concepire e realizzare imprese ritenute per la maggioranza delle persone impossibili. Di andare contro tutto e contro tutti, per inseguire il proprio sogno, con quella voglia di crederci, sempre. Nulla, niente e nessuno riesce e potrà mai scalfire il loro credo. Ma non basta. Realizzare quel sogno richiede fede, amore, fiducia in se stessi, visione, duro lavoro, determinazione e dedizione. Oltre a una dose massiccia di spirito, sacrificio e tanto, tanto coraggio per non abbattersi e cedere mai.

Un uomo con un sogno fa la differenza. Soprattutto in mezzo a questa moltitudine di persone che vivono vittime della propria immaginazione negativa della vita, con costanti presentimenti disastrosi dell’essere, tra incubi e disgrazie, vittime di loro stesse, del loro pessimismo. La realtà è che la massa non sogna più. Oggi solo l’individuo indivisibile e integro può fuggire dalla prigione del tempo, dal labirinto della complessità e dell’impossibile, per accedere a quello della creatività, della libertà assoluta da limiti e costrizioni, per realizzare il sogno. Che non è quel «sôgno» che non c’è più, nell’Italia «drin» per essere al «tòp» raccontato dal bravo Maurizio Crozza quando imita Flavio Briatore. No, parlo di quell’uomo integro che vive e si nutre di valori etici e di sani principi a cui tutto è possibile, anche realizzare imprese ritenute impossibili, capace di superare le più avverse condizioni di vita e le difficoltà sociali, riuscendo a passare dalle immense camerate dei nosocomi o degli orfanotrofi, così come dalle case popolari o dalle baracche metropolitane, fino al vertice dei grandi mutamenti storici e sociali o delle imprese mondiali o delle classifiche dei miliardari planetari. Tutto è possibile e realizzabile per coloro che credono in un’idea, in un sogno e hanno il coraggio di saper osare. Ci sono uomini che hanno cambiato la storia affidandosi solo a una visione. Da pochi giorni l’America ha celebrato il «Mlk memorial day» in ricordo di Martin Luther King, uno dei grandi sognatori del XX secolo. La potenza della sua idea, «I have a dream», ha contribuito a cambiare non solo l’America ma il mondo intero anche se, in tutta verità, la missione è incompiuta. Penso anche al sogno concepito da un ragazzo nel garage di casa, Steve Jobs, capace di costruire un’impresa titanica che ha cambiato il mondo e le nostre abitudini. Così come Albert Einstein che ha trasformato la fisica moderna e Amelia Earhart, la prima donna al mondo capace di «volare». Anche in Italia ci sono grandi sognatori, oggi come allora. Basti pensare a Leonardo Del Vecchio, Ennio Doris o Federico Marchetti (per quel che si è visto sinora), Matteo Renzi (promessa di cambiamento), Diego Della Valle o Giorgio Armani, così come lo furono Angelo Rizzoli, Enzo Ferrari o Adriano Olivetti. Hanno realizzato sogni capaci di resistere nel tempo, che hanno esaltato e fatto grande questo Paese e rimarranno indelebili nella storia.

Ci sono poi sogni di grande pensiero, come quello del Mahatma Gandhi, che ha combattuto per tutta la vita una guerra silente, non violenta, per la libertà dell’India. Sembra paradossale, ma quel suo messaggio è tradito e vilipeso dai suoi stessi connazionali. Perché quella libertà che l’India nega, ormai da due anni, in modo vergognoso e ingiustificato ai nostri fucilieri di Marina del 2° reggimento San Marco, i sottufficiali Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, è non solo una palese violazione del diritto internazionale (già di per sé delegittima la credibilità dell’India), ma getta un’ombra sinistra sulle future relazioni. A maggior ragione, dopo il nuovo (ennesimo) rinvio stabilito dalla Corte suprema indiana. In questo l’Italia ha collezionato, a sua volta, una serie pressoché infinita di figuracce, per la mancanza di una propria politica estera e di una credibilità internazionale. Il dibattito delle ultime settimane, il «cambio di passo», nulla risolve davanti a un lasso di tempo imbarazzante come lo sono i due anni di niente assoluto. Latorre e Girone sono militari che servono l’Italia. Di cui questa Italia politica, tutta, non è degna.

Da questo numero, come Mister (come dicono negli spogliatoi) ho fatto alcune piccolissime modifiche nello schema della formazione della fantastica squadra di Monsieur. Avendo la fortuna di avere a disposizione grandi professionisti, oltre che amici, ho arretrato in difesa uno di gran peso, Franco Cologni, spostando in mediana l’eclettico e stravagante Stefano Lorenzetto, con la sua nuova viziatissima e seguitissima rubrica, tra il tradizionale tridente formato da Maurizio Belpietro, Ugo Bertone e Paul de Sury, mettendo in fondo, da vera punta, libero di svariare in attacco, Vittorio Feltri. Modifiche utili, per proseguire diritto per la mia strada, fiducioso, nella direzione del mio sogno, vivendo la vita che per tantissimi anni ho solo immaginato. Sogno che, giorno dopo giorno, compone testi e immagini del libro della mia vita.

Editoriale di Franz Botré da “Monsieur” n. 131 (febbraio 2014)