L’idea di progettare e costruire questo numero di Monsieur, di agosto, mi rimbalza nella testa, come nelle mani, da due anni. Ho lasciato passare molti mesi ma, accidenti, non trovavo mai il momento propizio per assemblarlo come volevo. Dovevo, pazientemente, aspettare l’occasione giusta. Trovare quel fulcro capace di far vertere e coincidere leggerezza e riflessione. Quella scintilla che sappia unire e trasmettere i valori del passato, che vivono nella contemporaneità. Che sappia esaltare qualità capaci ancora di emozionarti, per passione, o per gratificazione. Ero nei pressi di Reims, all’abbazia benedettina di Hautvillers, a nord di Épernay. Un luogo sacro, dove nel 1688 l’abate Dom Pierre Pérignon «inventò» la spumantizzazione. L’occasione era unica. L’invito della Maison a un cocktail privato quindi, a seguire, la cena di apertura delle celebrazioni del 50° anniversario di un’icona dell’automobilismo: la Ferrari 250 Gto. Per la prima volta nella storia, 24 Gto perfettamente marcianti e performanti delle 38 create dal Genio di Maranello si riunivano nello stesso luogo, nello stesso momento; le vedete nell’immagine di questa pagina. Per l’occasione, un’altra icona del buon vivere, Dom Pérignon, aveva aperto le porte delle cantine dell’abbazia (e per fortuna non solo le porte, ma anche bottiglie di nobili annate…). A guidarmi nell’euforico viaggio un caro amico: Richard Geoffroy. Con lui condivido da tanti anni tante passioni, viaggi, serate, vini, sigari e, va da sé, Champagne. Le etichette protagoniste del nostro itinerario entravano una dopo l’altra, come le marce della Gto, con una facilità di innesto estremo, con un sincronismo ingegneristico perfetto, facendomi salire marcia dopo marcia, su di giri, al massimo. Lui continuava a inserire marce di Dom Pérignon, rapidamente, una dopo l’altra, guidando con maestria. Prima: un Millésimé 2003. Seconda: Œnothèque Vintage 1988. Terza: come la seconda, ma Rosé. Quarta: Œnothèque Vintage 1964. Quinta: Œnothèque Millésimé 1962. Un’accelerazione da capogiro.
Dopo la quinta cominciò a rallentare, scalare, sino a fermarsi. Richard aveva smesso di guidare, aveva parcheggiato l’ultimo bicchiere e chiuso la porta dell’abbazia. Eravamo arrivati, ora potevamo accomodarci «finalmente» a tavola. E avanti con piatti veri, le ricette della tradizione francese, abbinate a vini di annate straordinarie. In un’atmosfera da pelle di cashmere, sotto un cielo di cobalto, magico, mentre tenui luci illuminavano l’abbazia e le Gto, in quell’irripetibile teatro dove tutti, a bassa voce, rispettosi di quella quinta marcia degustavano in religioso silenzio benedettino, saltuariamente interrotto da un tappo di Dom che sfuggiva dalle mani dei sommelier, o dalla sinfonia, con i suoi acuti, dei 302 cavalli del 12 cilindri di Maranello. Che musica. Un momento sospeso nello spazio della mia vita. Mi accorgevo di vivere e recitare, come una comparsa, un mio ruolo in una fantastica fiaba. Ed è proprio in quel momento, unico, magico, in cui stavo condividendo piaceri e passioni sorseggiando l’Œnothèque Vintage ’88, gustandomi lentamente un Habano di Fonseca, in compagnia di un «vecchio» amico come Stéphan Baschiera che parlando di blend, eccellenza, annate, storie di uomini e motori, tra vapori etilici e fumose nuvole di aroma cubano, improvvisamente mi disse: «Lo senti, Franz? È un assemblaggio particolare, perché ci sono solo Pinot nero e Chardonnay. Ho deciso di farvi assaggiare il ’62 e il ’64 perché sono gli anni dei grandi successi della Gto, e l’88 perché è l’anno in cui è mancato l’ingegner Ferrari. À la santé». Un brindisi benaugurante, perché in effetti il bello di questa favola l’avrei vissuto il giorno successivo, quando con emozione mi sono messo alla guida della Ferrari 250 Gto di sir Anthony Bamford sui rettilinei del circuito stradale di Reims: un luogo simbolo, che ha il profumo degli anni mitici delle competizioni. Dove, tra vapori di meccanica e gli aromi sottili della campagna tutta intorno, mi sono davvero sentito al volante della storia.
In quell’attimo è nato tutto quello che leggerete e vedrete in questo numero di Monsieur; era già tutto pensato, progettato, praticamente realizzato. Chiudendo gli occhi lo vedevo già scritto, impaginato, stampato, già lo sfogliavo. Io i giornali li faccio così, vivendoli. Poi, sono dovuti trascorrere due anni, per attendere il link giusto. Ma le cose desiderate, aspettate, come un abito sartoriale, o le scarpe su misura, piuttosto che dei sigari personalizzati, non sono le più belle e gratificanti? Certo che sì, appagano la mente e il cuore addolcendoti l’esistenza. Cosa c’è di più bello che condividere la vita, la cultura, le passioni con i propri simili? Nulla. Inutile illudersi di potere o, a ogni costo, voler dialogare con tutti. Quindi buon viaggio, buon riposo e buona lettura. E mi raccomando, bevete Champagne, in questi mesi più che mai. Bollicine come aperitivo, abbinate al pesce, o alla frutta, ma comunque bollicine. Senza aspettare a tutti i costi l’occasione, la cerimonia, il podio, il Natale. Facendo tesoro di quella che oggi può essere l’unica regola di vita: meno ma meglio. Questo è il lusso, sì, ma condiviso.
Editoriale di Franz Botré da “Monsieur” n. 137 (agosto 2014)