FRANZ BOTRE’ – LA FILANTROPIA

Arbiter-Giornale di Piacere e Virtù Maschili - Copertina n. 150, Settembre 2015

Questa copertina nasce da due riflessioni autorevoli, folgoranti: da quando le ho lette sono entrate in me e hanno plasmato, erudito e drogato i criceti che pedalano come forsennati nella mia zucca. Una è di qualche anno fa, l’altra più recente. Entrambe forti ed estremamente coerenti tra di loro e con Arbiter. La prima diceva: «Il mondo è sulla soglia di una rivoluzione che modificherà a lungo il modo in cui affrontiamo i problemi sociali. La forza che guiderà questa rivoluzione si chiama: investimento a impatto sociale». Questa è la prima delle citazioni che mi hanno rapito e fatto riflettere: è stata pronunciata da sir Ronald Cohen, presidente della Taskforce sull’impatto sociale istituita in ambito G8 (interessante scrutare il sito: www.ronaldcohen.org). La seconda, lucida, lapidaria e ferrea, è quella di un uomo che non si concede facilmente e di rado lo si sente pontificare. Parlo del presidente del Gruppo Richemont, Johann Rupert, che ha detto: «Dobbiamo sviluppare un nuovo patto sociale. Moltissime persone saranno disoccupate e odieranno i nostri clienti. In che modo la società farà i conti con la disoccupazione strutturale?». Domandandosi poi: «La seconda età della macchina genererà incredibile ricchezza. Chi la assorbirà? Non potrà andare che a una percentuale infinitesima della popolazione. E questo è scorretto, oltre che non sostenibile». Chapeau! Una nuova proiezione e visione che dovrà privilegiare l’idea e il legame tra il lusso, i valori, l’occupazione e generare una ricchezza condivisa. Questa predisposizione al senso di attenzione di un soggetto o di associazioni verso il prossimo, atto a promuovere felicità e benessere, sinonimo di affidabilità e cortesia, si può riassumere in una sola parola: filantropia.

La filantropia, quella vera, in questi anni sta vivendo una nuova era, un grande ripensamento, guadagnando una centralità importante, inimmaginabile sino a poco tempo fa. Non solo in Italia ma nel mondo intero. Oggi nel nostro Paese si contano più di 4,5 miliardi di euro di donazioni individuali: in sostanza, mediamente, ogni italiano, elargisce 75 euro all’anno. Spesso però la donazione viene fatta in ragione di esperienze e conoscenze personali, senza avere una visione reale del valore sociale dell’atto che si sta compiendo. Risultato: spesso si verifica una forte dispersione di energie e risultati. Diverso è il caso di chi ha una capacità economica superiore e una sensibilità filantropica colta, oculata e controllata. Quest’ultimo vorrà ed esigerà che le risorse siano impegnate in modo corretto, essendo interessato anche all’impatto sociale ed economico prodotto dalla sua azione. Ecco perché ho deciso di dedicare la copertina alla Laurea della Nobiltà, all’Uomo che ha saputo portare a compimento l’ateneo tra i più prestigiosi d’Italia e tra i più quotati al mondo, con i suoi 13mila studenti e oltre 400 docenti. Mi riferisco a Ferdinando Bocconi. Un modello di sensibilità e attenzione verso gli altri che ha tracciato la rotta per una nuova filantropia. Imprenditore vero che ha dato vita a un’istituzione unica, che ha cambiato e continuerà a cambiare il futuro di molti giovani. La sintesi è racchiusa in tre espressioni: eccellenza, internazionalità e sostenibilità. Valori che puoi vivere oggi come allora, insieme all’entusiasmo, al senso di appartenenza e all’emozione di chi in Bocconi ha vissuto, vive e vivrà. Molti altri esempi circondano la nostra bella Italia, da San Patrignano ai progetti di intervento sociale della UniCredit Foundation, dal modello di sostegno in ambito sanitario della fondazione Seràgnoli a quello nel campo dell’istruzione della fondazione Golinelli, fino alla Laureus Sport for Good Foundation, una grande e organizzata macchina della solidarietà capace di operare a livello sia globale sia locale grazie all’impegno filantropico di due aziende importanti, Daimler e Richemont. I suoi progetti, che attraverso lo sport svolgono un compito rilevante di inclusione sociale per migliaia di bambini e adolescenti anche in Italia, costituiscono una formula di intervento esemplare, capace di lavorare in sintonia con le altre reti educative e di solidarietà già presenti sul territorio. Un modo per mettere a frutto con intelligenza ed efficacia la filantropia, da cui bisognerebbe imparare.

Non so perché, anzi, che Pinocchio, lo so bene il perché! Ogni volta che vengo a Corvara a passare il tempo con Michil, il Costa, mi illumino sempre di qualcosa, di qualche idea. Nel 2001 dopo una serata nella stube, tra uno speck e un Riesling, del Pinot nero e tanti sigari condivisi con Grignaffini, Molinari e Michil, è nata l’idea di realizzare Spirito diVino. Oggi come allora, mentre scrivo, guardo fuori dalla finestra il Sassongher, osservo la bellezza delle cime dolomitiche, i boschi, i prati, questa natura incontaminata. Molti sono i pensieri che mi prendono la gola, il cuore e gli instancabili criceti. Mannaggia, sono le 18, mezz’ora fa iniziava alla «C’iasa de comun» la visione di Massimo Cacciari sul «Simbolismo della Luce». Chissà se la L sarà maiuscola o minuscola? Chissà se avrà letto Arbiter di agosto: «La Luce è dentro di te». Va beh, poco importa, la verità è che la Val Badia è magica e stimolante per tutti. è quella luce che tocchi e trovi ogni qual volta sei in vetta alle Cinque Torri o a punta La Villa, a punta Trieste, al Lagazuoi, alla Marmolada. Quell’aria e quella luce che sanno di storia, di uomini, di Patria, che hanno creato e formato in noi italiani quella inestimabile fortuna e prerogativa di saperci… illuminare d’immenso.

Di Franz Botré (da Arbiter 150/VI, settembre 2015)