“Un buon sarto non è altro che un artigiano che fa vestiti imperfetti per corpi imperfetti”… Vincenzo Attolini sapeva bene di cosa parlava, perché fu lui negli anni ’30 a riscrivere le regole dell’eleganza maschile, inventando lo stile napoletano, cioè un modo particolare di intendere la sartorialità e interpretare l’eleganza.
Si deve, infatti, al geniale sarto Vincenzo Attolini la creazione della famosa giacca “a mappina” (“straccio” in dialetto napoletano), con cui si contravveniva per la prima volta alle rigide regole imposte dallo stile inglese. L’idea di Vincenzo Attolini era di creare una giacca leggera, morbida e confortevole al pari di una camicia: tolse, così, le imbottiture, le spalline, la fodera e diede vita ad una giacca del tutto destrutturata, ma di grande vestibilità, che, rispetto alle giacche sartoriali inglesi, assumevano un’aria vissuta, grazie anche alle pieghe all’attaccatura della manica.
Sempre a Vincenzo Attolini si devono le creazioni della giacca “che zompa arreto” (cioè più corta nella parte posteriore) – indossata, tra gli altri, anche dal Jep Gambardella di Tony Servillo nel film premio Oscar “La Grande Bellezza” -, della giacca “tre bottoni strappato a due” (in cui il primo dei tre bottoni resta sempre slacciato e quasi nascosto) e di altre invenzioni sartoriali, quali lo “scollo a martiello” (nel senso dell’apertura sulla camicia in geometria con i revers), il “taschino a barchetta” (che deve sempre avere una specie di ripiegatura a cannolo quando si è seduti) o le “maniche a camicia” (con giro corto).
L’eredità di Vincenzo Attolini è oggi nelle mani del figlio Cesare (la sartoria porta ora il suo nome) e dei nipoti Massimiliano e Giuseppe, che hanno fatto del nome “Attolini” un brand internazionale, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
Nonostante il successo, la sartoria “Cesare Attolini” è rimasta però fedele alla tradizione di una lavorazione artigianale totalmente manuale, realizzando, ogni anno, solo poche migliaia di capi esclusivamente “fatti a mano”. Il lavoro è affidato alle mani esperte di 130 sarti – tra i più esperti e abili in circolazione – che si avvalgono di un ampio archivio di modelli gelosamente conservati dalla famiglia Attolini.
Massimiliano e Giuseppe selezionano personalmente i tessuti: la scelta cade prevalentemente fra i migliori filati scozzesi, inglesi e italiani (per l’Italia solo tessuti “Loro Piana”) e fra le lane e i cachemire più puri. Su loro indicazione vengono realizzati in esclusiva anche le tonalità e i disegni delle stoffe, altro segno distintivo della maison partenopea.
Per realizzare un abito sono necessarie dalle 25 alle 30 ore. Ogni sarto è dedicato a un unico passaggio, cui seguono una fase di stiratura e un severissimo controllo, volto a correggere anche il difetto più piccolo. Poi il capo riposa molte ore, per valutarne le reazioni e procedere a eventuali ulteriori modifiche.
Dietro ogni creazione di “Cesare Attolini” si celano, dunque, processi minuziosi di selezione di materiali, di lavorazione manuale e di verifica che certificano l’assoluta qualità dei capi… affinché “indossare un abito ‘Cesare Attolini’ sia sempre un’esperienza unica e distintiva di piacere e di stile”.