La polo è l’unica alternativa urbana alla camicia.
La sua invenzione è da attribuire a René Lacoste, tennista francese che con i colleghi Jacques Brugnon, Henri Cochet e Jean Borotra formava una squadra formidabile. I “quattro moschettieri” vinsero per sei stagioni consecutive (dal 1924 al 1929) la Coppa Davis. Per la sua sagacia tattica e i colpi sopraffini Lacoste veniva chiamato il coccodrillo, rettile a cui si affezionò così tanto da farselo cucire su una maglietta.
Nel 1933 ebbe la fulminazione. “Pour moi, pour jouer au tennis comme au golf, j’eus un jour l’ideé de créer une chemise” (Solo per uso personale, per giocare a tennis o a golf, un giorno ebbi l’idea di creare una camicia).
Da allora la chemise Lacoste, mutuata seppur con molte varianti dalla divisa dei giocatori di polo, ebbe un successo straordinario, tanto che già nel 1939 veniva prodotta in 300.000 esemplari.
Agli inizi la maglietta, realizzata in piquet di cotone, era rigorosamente bianca, dato che era destinata al tennis, dove sostituì la classica camicia candida a maniche lunghe, troppo scomoda. Con gli anni, sono diventate tantissime le combinazioni cromatiche. Solo il marchio francese ne sforna una cinquantina ogni anno.
Nel 2008 poi, in corrispondenza con il 75° anno di vita, il marchio lanciò una serie speciale che cita e rielabora i primissimi personali prototipi di René, con logo rètro, molto più grande di quello odierno.
Lacoste dovette vedersela subito con un concorrente agguerrito, Fred Perry (ritratto nella home in azione), un tennista inglese che nel 1940 entrò in affari con un ex-calciatore, Tibb Wegner, per lanciare una linea di magliette e di accessori per il tennis che avesse come logo la corona di alloro.
Non tutti lo sanno ma Fred Perry inventò il polsino da tennis, quello con cui si deterge il sudore. L’idea gli venne guardando un asciugamano…
La sua fama deriva da due fattori. All’inizio della sua avventura fece indossare le proprie magliette dai cameramen della BBC, dai commentatori e dai maggiori tennisti dell’epoca, durante il torneo di Wimbledom. Questa strategia di marketing risultò vincente. Qualche anno dopo, precisamente negli anni ’60, Fred Perry diventò parte della divisa ufficiale dei Mod, che indossavano le polo con cravatte sottili (narrow tie). Anche John Fitzgerald Kennedy era un suo cliente abituale.
Il terzo marchio che si contende la scena internazionale è la famosa maglietta di Ralph Lauren (www.ralphlauren.com), che lanciò la sua Polo (il nome della sua linea di moda) nel 1972.
Lauren scelse come logo da cucire sul petto proprio il giocatore di polo, sport elitario quanto affascinante. E così il cerchio si chiude. Lacoste modellò la sua prima chemise su quella adottata da giocatori di questo sport. Ora i ‘polisti’ indossano eredi di quelle prime magliette create per il tennis. Ma anche i giocatori di golf, i velisti, i rugbisti, etc.
Ralph Lauren da qualche anno è fornitore ufficiale di Wimbledom.
Notevole anche la proposta di Brooks Brothers, famosa sì per le camicie ma nota anche per le sue polo di grande qualità, grazie al supima cotton, una qualità americana a fibra lunga adatto alla camiceria e definito anche ‘il cashmere del cotone’.
In Italia molto apprezzate, soprattutto in passato, sono le Sergio Tacchini, che a fine anni ‘70 erano indossate da campioni anticonformisti come McEnroe.
Oltre a questi marchi storici la moda ci presenta ogni anno tanti marchi diversi che si cimentano con questo elemento dell’abbigliamento maschile.
Ce n’è davvero per tutti i gusti. L’ultima tendenza è quella di magliette ricoperte da loghi extra-large, numeri, bandiere e simboli. Tante anche quelle in tessuti tecnici, adatte all’agonismo.
Ma a meno che non si stia praticando sport, sponsorizzati da qualche azienda, è sconsigliato l’uso ‘cittadino’ di queste polo, anche per non sembrare una pubblicità deambulante.
I modelli più classici in piquet, a due bottoni, monocromi e preferibilmente a maniche lunghe sono a proprio agio anche sotto una giacca informale, come un blazer blu dai bottoni d’oro, proprio da dettami preppy style.
Le altre, comprese quelle a mezza manica, sono da indossare in tutte le altre occasioni di piacere.
DIZIONARIO minimo
Jean-René Lacoste (Parigi, 2 luglio 1904 – Saint-Jean-de-Luz, Guascogna, 12 ottobre 1996): vinse due volte il torneo di Wimbledon (nel 1925 e nel 1928), tre volte il Roland Garros (1925, 1927 e 1929) e due edizioni del US Open (1926 e 1928). Lasciò il professionismo nel 1933, anno in cui fondò l’azienda del coccodrillo, che oggi troviamo su molti altri prodotti (scarpe, orologi, borse…).
Frederick John Perry (Stockport, 18 maggio 1909 – Melbourne, 2 febbraio 1995): è stato un tennista britannico, vincitore per tre volte del torneo di Wimbledon. Nato a Stockport nel Cheshire, in Inghilterra, il suo nome è legato oltre che alle sue imprese sportive al marchio di abbigliamento che ha come logo una corona di alloro.
Piquet: sostantivo maschile dal francese piquer, piccare. Tessuto, generalmente di cotone, che presenta degli effetti a incavo. È usato per la confezione di abbigliamento, anche sportivi. E’ molto fresco e ottimo con temperature estive.
Mod: è un movimento culturale, uno stile di vita, che deriva da modernists, ovvero i fan del modern jazz. Si sviluppò in Inghilterra nei primi anni Cinquanta. I suoi adepti adottavano uno stile nel vestire sobrio ma fortemente elegante fino all’ultimo dettaglio. Per muoversi, adottavano Vespa e Lambretta. Notevole anche il côté musicale: erano Mod gruppi come gli Who e gli Jam di Paul Weller.
Sergio Tacchini: tennista italiano, nel 1960 diventa campione d’Italia sconfiggendo Nicola Pietrangeli. Esordisce nel 1959 in Coppa Davis, competizione alla quale partecipa anche nel 1960, 1964, 1967 e 1968. Nel 1966 lancia le sue polo. Sergio Tacchini è considerato un innovatore poiché ha dato impulso all’introduzione dei colori nell’abbigliamento tennistico, mondo dominato negli anni ’60 dal bianco.
A cura della redazione di Stilemaschile (www.stilemaschile.it)