“Architetti della pioggia” di Valentina Ceriani

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Architetti della pioggia

 

 

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 Da oltre 40 anni l’impermeabile Allegri è in prima linea quando fuori piove.  Costruito ad arte, è il perfetto equilibrio tra funzionalità e praticità: ecco un  capolavoro del tempo, e non solamente di quello meteorologico…

 

è beige, è monopetto, ha la cintura, i bottoni coperti e arriva sotto il ginocchio. è  l’impermeabile secondo Allegri, che da oltre 40 anni veste con questo capo gli uomini  d’Italia. Nessuno escluso, perché l’impermeabile è democratico, «è trasversale, nel senso  che sta bene a chiunque, ed è all’altezza di ogni occasione», sostiene Mario Mansi, il  direttore generale dell’azienda di Vinci, presso Firenze, che muove i primi passi nel  settore a metà degli anni 50, grazie a un investimento dei fratelli Allegri, e che diventerà  nel 1971 il marchio che ancora oggi afferma il suo know-how nel mondo degli  impermeabili. E guai a chiamarli con quel nome inglese (trench) che la moda ha  sdoganato per ogni capo di colore beige in grado di proteggere dall’acqua e che per molti  è diventato ormai un sinonimo. No, Allegri è l’impermeabile, italianissimo nella storia,  nello stile, nelle tradizioni e nel nome. Così come nella continua ricerca sui materiali e sulle tecniche di costruzione che negli anni hanno portato a realizzare la perfetta barriera protettiva contro la pioggia. Caratteristica che fa sì che ancora oggi Allegri sia schierato in prima linea quando fuori piove. Ma non solo.

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Intramontabile caposaldo dell’abbigliamento maschile, l’impermeabile negli anni si è prestato a numerose variazioni sul tema, pur rimanendo sempre fedele al suo Dna. Un anno si accorcia, quello dopo si allunga, si stringe oppure si allarga, diventando addirittura oversize. A un petto o a doppiopetto, con manica a giro o a raglan. Segue le tendenze di stagione, ma senza mai cedere alle sirene della moda. Corteggiatissimo dagli stilisti, che in questo capo vedono terreno fertile per la loro fantasia, si è concesso davvero a pochi. Risale proprio ai primi anni di Allegri la collaborazione con Giorgio Armani: la collezione disegnata dallo stilista segna un inizio in grande stile e sancisce il lancio e l’affermazione del marchio. Seguiranno poi negli anni le collezioni firmate da Marithé & François Girbaud, Romeo Gigli, Martin Margiela, Viktor & Rolf: ciascuna testimone del genio creativo del suo maestro, che ha giocato con la fantasia a reinterpretare l’impermeabile Allegri, senza mai snaturarlo. Un fenomeno, quello della collaborazione con gli stilisti, che fin da subito suggerisce l’attitudine dell’azienda a puntare al futuro, a sperimentare, innovare e a contraddistinguersi come grande precursore dei tempi. Dove la parola «famiglia» ha un’eco importante. è nella figura di Augusto Allegri, uno dei figli dei fondatori, che l’azienda trova un grande protagonista: la sua curiosità, i suoi viaggi, la voglia di scoprire, di osservare sono per lui una continua fonte di ispirazione, di idee da applicare ai suoi prodotti. Come per esempio le termonastrature, che vide su elementi industriali in Germania e in Inghilterra e che poi portò a Vinci applicandole alla fattura dei suoi impermeabili. «Allegri era riuscito a fare capi termonastrati morbidi e leggeri», spiega Mario Mansi. «Il segreto stava anche nella continua ricerca di nuovi tessuti, rivolgendosi sia ai tessutai sia ai chimici per riuscire a unire materiali e fibre, cercando di arrivare a un prodotto che avesse le caratteristiche che lui cercava, ovvero l’impermeabilità, naturalmente, ma anche la morbidezza, la fluidità, la leggerezza e il calore». Ieri, così come oggi. Cotone e lana sono abbinati a diversi materiali o filati tecnici per assicurare agli impermeabili performance uniche. «Non ci sono limiti ai tessuti, sempre trattati in filo o in capo per garantire massima impermeabilità e resistenza. Andiamo dai più tecnici ai più tradizionali, per arrivare ai più preziosi, come cashmere e seta», spiega Mansi. Perché Allegri è The architects of fabrics. «Tutto poi viene testato, dai lavaggi alle nastrature, alle finiture, ai passaggi di lavorazione». Con o senza fodera, in lana, a contrasto, anche staccabile, oppure imbottito, dunque, un capo sì perfetto quando piove, ma ideale da indossare 365 giorni l’anno.

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Nel corso della sua storia è stato dunque declinato in più soluzioni, arrivando addirittura  alla versione che lo vuole impacchettato, soluzione perfetta per chi ha l’esigenza di  tenerlo sempre nel motorino o in auto. In passato doveva essere perfettamente stirato,  oggi se è stropicciato piace comunque… «Esteticamente non c’è nulla di più facile di un  impermeabile», lo sa bene chi lo indossa, ma anche chi lo disegna, che firma le  collezioni Allegri nel segno della tradizione di un’azienda (dal 2011 sotto il controllo  della coreana LG ora diventata LF, Life in future), che fino a oggi ha sperimentato 2mila  diversi tessuti e che applicandoli ai suoi capi ha saputo fare del proprio impermeabile un  vero must have. Qualcuno ha certo provato a imitarlo, ma l’originale è sempre e solo uno.  La differenza è lì sotto gli occhi di tutti o, meglio, sotto la pioggia…

 

 

 

 

di Valentina Ceriani – foto di Enrico Suà Ummarino – styling di Chiara Ferrari

Da Monsieur 139 (ottobre 2014)